Svizzera, in Ticino l’associazione degli orticoltori vede nella produzione di cannabis un forte concorrente: renderebbe 50 volte di più degli ortaggi
Primo punto da sottolineare, l’allarme lanciato dai produttori elvetici di ortaggi riguarda la cannabis legale in Svizzera. In Ticino l’associazione degli orticoltori vede nella produzione di cannabis un forte concorrente: renderebbe 50 volte di più degli ortaggi.
A lanciare questa sorta di allarme e di appello alla purezza produttiva orticola è l’Associazione Orticoltori Ticinesi OrTi di AgriTicino e Unione Agricoltori Ticinesi, sindacato di produttori che a fine 2017 ha redatto il bilancio del settore sottolineato un preciso pensiero.
Come pubblicato da Regione Ticino estraendolo da una lettera di bilancio scritta da Andrea Zanini, presidente di OrTi nonché deputato al Parlamento (Gran Consiglio) del Ticino per la Lega dei Ticinesi, alle preoccupazioni per la ‘bolla’ espresse dall’Associazione, si aggiungono “segnali di una certa saturazione del mercato che porterà a rendere questa coltura non più così redditizia”. Il riferimento è proprio alla cannabis light.
L’unica obiezione che viene in mente è che questa saturazione del mercato della cannabis sia invece ancora lontana da raggiungere vista la non esigua esportazione che il comparto svizzero della canapa legale porta avanti in più direzioni, a cominciare da diverse nazioni del Vecchio Continente e fra queste anche verso l’Italia.
Si tratta in gran parte di canapa light che, secondo le norme svizzere, ha tasso di Thc massimo dell’1%. Tenore che si porta appresso anche valori più alti di CBD e che sta costituendo il successo del comparto elvetico della cannabis.
C’è solo da domandarsi cosa potrebbe accadere se a livello federale dovesse mai essere approvata la mozione (iniziativa del Partito Popolare Svizzero) firmata da appartenenti a più partiti dell’arco parlamentare elvetico, atto che abbasserebbe il valore massimo ammissibile di THC allo 0,2 per cento. Il tutto per avvicinarsi allo standard europeo più diffuso.
In Ticino l’associazione degli orticoltori vede nella produzione di cannabis un forte concorrente – Situazione a oggi
Dodici le autorizzazioni cantonali rilasciate per la produzione di cannabis legale, quindi non molte ma, come ha dichiarato OrTi grazie al suo segretario Tiziano Pedrinis, “il problema è più vasto di quanto si pensi. Da una parte c’è una questione di immagine perché la canapa, sebbene legale, induce molte persone ad associarla a qualcosa di negativo. E il settore ne risente. Poi c’è la questione economica: la resa lorda supera di 20, 30… fino a 50 volte quella degli ortaggi classici. Abbiamo anche sentito parlare di 2.000 franchi al metro quadrato, cento volte più di melanzane, zucchine e pomodori. Il successo della canapa è anche sintomo di un problema che sta a monte, ovvero il sempre più esiguo margine di guadagno con l’orticoltura classica“.
Con tali guadagni lordi, molti orticoltori stanno convertendo parte dell’attività in canapicoltura anche perché condizioni meteo e altre avversità hanno fortemente colpito la produzione orticola riducendone ulteriormente la già esigua redditività.
I precedenti che hanno visto l’Associazione degli orticoltori ticinesi opporsi alle produzioni di cannabis legale
A febbraio 2017 in Ticino si erano già moltiplicati gli ettari dedicati alla cannabis legale o light che dir si voglia. Come sottolineato anche da TicinoNews, “In modo discreto in alcune aziende agricole del Piano di Magadino sono ricomparse delle piantagioni di cannabis. Il mercato è in crescita, la domanda sale e più di un agricoltore ha deciso di cavalcare l’onda”.
Già in quell’inizio del 2017 l’associazione OrTi alzò gli scudi e attaccò il fenomeno per bocca del suo stesso presidente, Andrea Zanini: “Ci può essere la tentazione, visti i margini sempre più all’osso, di convertirsi su queste coltivazioni, ma chiediamo di fare una scelta etica”.
Quindi secondo Zanini e l’Associazione da lui rappresentata, dedicarsi alla cannabis legale era (e tutt’oggi rimane) una scelta non etica.
La situazione a ottobre 2017
Tre mesi fa circa la cannabis light era già venduta liberamente in 25 cantoni svizzeri, l’unico territorio che ha faticato a digerire il fenomeno è stato proprio il Ticino con il governo locale che ha cercato di conformarsi con nuove norme alla situazione. Anche perché diverse aziende, seguendo la legge federale, hanno dato vita a realtà produttive di successo capaci di piazzare sul mercato semi alimentari, proteina in polvere, tisane, oli, estratti, compresa la canapa light-legale succedaneo del tabacco, da fumare o vaporizzare oppure come liquido per sigarette elettroniche.
Tra queste aziende, la Purexis di Manno, sul piano di Magadino ha le sue serre, visitata da Ticino Online. Lo sforzo è apparso subito evidente, quello della ricerca di creare una gamma ampia di prodotti, di affrancarsi dal passato della solita marijuana da sballo, anche perché la cannabis legale non ha quel livello di principio psicotropo tale da permettere un effetto… stupefacente (ndR: lasciateci questo gioco di parole).
Cannabis light svizzera e ticinese, un settore in crescita e che si organizza
Però, ancora prima di ottobre 2017, con esattezza ad agosto, dieci produttori ticinesi di cannabis light (titolari di una notifica di polizia che ne permette la coltivazione) si riunirono dando vita al marchio “Ticino Cannabis” che, come sottolinearono i diretti interessati, definiva questa canapa “biologica, di alta qualità e coltivata nel nostro cantone”.
Si riunirono in Associazione, costituita a Sementina (frazione del comune svizzero di Bellinzona) il 22 agosto, con lo scopo di tutelare e promuovere il prodotto denominato Cannabis CBD e come parte dialogante con le autorità.
“Il nostro scopo è far sì che ci sia una tutela dei produttori e una promozione del prodotto – spiegò a Ticino Online Sergio Regazzoni, tra i promotori del progetto – in particolare di un prodotto di qualità, così come informare e tutelare i consumatori. L’associazione vuole essere anche un interlocutore con le istituzioni. Quello della cannabis Cbd è un settore economico che può dare grandi soddisfazioni al Canton Ticino e la qualità garantisce un maggiore valore aggiunto del prodotto. Oggi c’è la possibilità di agire in un settore regolamentato e come produttori siamo contrari a un ritorno alle incertezze e alla tolleranza che hanno contraddistinto l’epoca dei canapai”.
Inoltre, a maggio 2017, la polizia cantonale del Ticino aveva messo a punto alcuni controlli su aziende prese a campione, sei furono esaminate. Durante le verifiche furono censite 42.400 piante di canapa di diverse varietà: non furono riscontrati tenori di THC superiori all’1%, pertanto non fu constatata nessuna violazione riguardo la Legge Federale sugli stupefacenti.
Tutte queste storie per della canapa che non sballa, quando da anni vengono vendute erbe legali ben più psicoattive che della cannabis con un livello di thc conpreso tra lo 0,1 e lo 0,99% (tabacco e alcol non ha nemmeno senso menzionarli).
Diciamo che da fastirio solo alle multinazionali del petrolio e dei farmaci e che hanno abbastanza potere da condizionare le parole di politici e rappresentanti settoriali e forze dell’ordine. Come sempre però la colpa è nostra che da sempre ci lasciamo comandare e spremere da una stretta cerchia di individui esageratamente ingorda e spietata. La canapa è solo una goccia nell’oceano.